Madonna col Bambino di Perugino
Il dipinto Madonna col Bambino di Perugino (Pietro di Cristoforo Vannucci) si trova nella sala 9 della Galleria Borghese a Roma.
Riferimento storico
I dipinti di Perugino raffiguranti la Madonna ed altri santi su uno sfondo morbido e sereno erano intrisi di una grazia e di una pietà speciali, motivo per cui all’inizio del XVI secolo il lavoro del pittore cominciò a essere considerato un po’ antiquato. Allo stesso tempo, nella seconda metà del XIX secolo, gli aderenti al Preraffaellismo, la direzione della pittura inglese, simile nello spirito alla raffinata arte fiorentina del primo Rinascimento, trovarono ispirazione nelle opere del maestro.
Copie del dipinto
I circoli di storia dell’arte conoscono due copie del dipinto Madonna col Bambino. Uno di questi, dipinto su tela, si trova a Mosca ed è incluso nella collezione del Museo statale di belle arti Pushkin. La seconda opera, eseguita su tavola di legno, fa parte del tesoro del Fitzwilliam Museum di Cambridge.
La Vergine Maria è raffigurata seduta, tiene con cura il Cristo bambino sulle ginocchia. Un’opera molto simile nella composizione, che ricorda un’immagine speculare della creazione di Perugino, adorna il polittico dell’altare della Basilica di Santa Maria Nuova nell’antica città di Fano. L’opera risale al 1497.
Secondo i critici d’arte, quest’opera incarna lo stile artistico di Perugino, anticipando la grazia delle creazioni di Raffaello.
Analisi del dipinto
L’opera è eseguita a olio su tavola di 44 x 34 cm.
Madonna china la testa e la sua acconciatura le incornicia il viso; i capelli sono divisi in una parte dritta e sono intrecciati in trecce fissate su entrambi i lati. È questa immagine della Vergine Maria che si trova più spesso nelle opere di Perugino. Il paesaggio di sfondo è diverso da quello raffigurato sullo sfondo delle altre due celebri copie della Madonna col Bambino.
Nessuna delle tre versioni conosciute del dipinto era firmata dall’autore, il che, secondo gli storici dell’arte, suggerisce che Perugino abbia lavorato per creare l’immagine della Vergine Maria e del Piccolo Salvatore insieme ai suoi allievi. Allo stesso tempo non sono stati indicati neanche i nomi degli assistenti. Comunque sia, nel 1833, durante un inventario effettuato in relazione al caso ereditario, gli esperti ritennero che il dipinto della collezione del cardinale Borghese appartenesse al pennello di Perugino. La storia tace su come l’opera del maestro sia entrata a far parte della collezione d’arte della famosa famiglia principesca.
Creando le opere di temi religiosi, gli artisti italiani del Rinascimento hanno cercato di umanizzare le immagini dei santi, rendendole più vicine alla gente comune. La Madonna col Bambino nell’interpretazione di Perugino non siede sul trono, non è vestita con gli abiti speciali che enfatizzano la sua posizione elevata, solo i nimbi sottili sopra le teste della Vergine Maria e del Piccolo Salvatore parlano della loro essenza divina.
I contemporanei del maestro hanno compreso il significato allegorico dell’abito rosso della Madre di Dio, che significa il suo coinvolgimento nel Regno del Cielo e personifica l’amore divino. Nella tavolozza utilizzata dall’artista, c’è un sottotesto religioso nascosto dell’opera. Pertanto, il colore blu del mantello della Madonna simboleggiava anche tradizionalmente l’amore e la verità celesti, e la stella d’oro sulla sua spalla serviva a ricordare che nella tradizione cattolica dell’alto Medioevo, la Vergine Maria aveva il titolo di Stella Maris (tradotto dal latino – la Stella dei mari). Nel dipinto di Perugino, Madonna sembra un po’ distaccata dal Bambino, e questo distacco del Piccolo Cristo e della Vergine ha permesso di preservare la sacralità delle immagini divine.
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