Giove bambino e il fauno nutriti dalla capra Amaltea

La Capra Amaltea è una scultura attribuita a Gian Lorenzo Bernini come la sua prima opera eseguita tra il 1609 e il 1615. È conservata presso la Galleria Borghese di Roma.

Storia

Nella biografia dello scultore, scritta dal critico d’arte Filippo Baldinucci, si dice che Gian Lorenzo, all’età di 8 anni, prima che Pietro Bernini si trasferisse con la sua famiglia da Napoli a Roma, scolpì una testa di bambino da un piccolo pezzo di marmo, facendolo con estrema delicatezza e abilità. Anche se oggi questa versione è molto criticata dagli storici: con la versione odierna, Bernini aveva fra 11 e 16 anni quando la eseguì.

Successivamente, da adolescente, il giovane maestro realizzò un gran numero delle figurine dei putti. Tutte le figure dei ragazzi erano nude, alcune con le ali sulla schiena. L’opera la Capra Amaltea è una delle tre sculture in marmo di giovane Bernini che sono sopravvissute fino ad oggi.

Mito

Amaltea era una capra mitologica che divenne la nutrice del neonato Giove. Dea gentile – così suona il suo nome nella traduzione dall’antica lingua greca. Kronos (o Crono), il padre di Giove, temendo di perdere il potere, divorò tutti i figli nati dalla sua moglie Rea. L’uccisione dei bambini ha portato grandi sofferenze alla dea. Quando nacque Giove, sua madre diede a Kronos una pietra avvolta in pannolini al posto di suo figlio. Caduto in inganno, il dio supremo inghiottì il fagotto, così Rea salvò la vita del futuro sovrano dell’Olimpo.

Il bambino sopravvissuto doveva essere nascosto dagli occhi di Kronos. Rea ha lasciato il bambino sull’isola di Creta, dove in una grotta sul monte viveva Ida. La capra Amaltea salvò Giove dalla fame. Quel giorno sono nati due capretti e il latte era più che sufficiente per tutti. Amaltea ha appeso la culla con il bambino a un albero. Così Crono, che cercava il suo figlio sulla terra, nel cielo e nel mare, non riuscì a trovarlo.

In segno di gratitudine, Giove ha dato alla sua salvatrice e nutrice un cane d’oro che ha custodito la capra divina fino ai suoi ultimi giorni. Un’altra leggenda è associata all’immagine dell’antica Amaltea greca, che ha dato origine a un’unità fraseologica spesso utilizzata nella cultura moderna. Mentre giocava con la sua balia, Giove le afferrò saldamente il corno e lo spezzò accidentalmente. Con il potere divino, ha corretto la sua azione. Questa è la storia dell’apparizione di una fonte inesauribile di ricchezza: una cornucopia, toccando la quale si può ottenere qualsiasi ricchezza materiale.

La capra Amaltea custodì Giove anche dopo la sua morte. Come dice la leggenda antica, dio usò una pelle insolitamente forte di un animale (in greco antico era chiamata egida), avvolgendola attorno a uno scudo. Si è dimostrato di grande aiuto durante la guerra tra gli Olimpi ed i Titani. Nascondendosi dietro uno scudo fatto con la pelle di Amaltea, Giove divenne invisibile, il fatto che gli diede un chiaro vantaggio. Nasce così l’espressione figurativa essere sotto gli auspici, cioè sotto la protezione di una forza potente.

C’è un’altra interpretazione dell’antico mito greco. Secondo una delle versioni, Amaltea non è un animale divino, ma una ninfa di montagna, a cui apparteneva la capra.

Fatti interessanti

  1. La Capra Amaltea è la prima opera scultorea creata dal giovane Bernini.
  2. La capra Amaltea è un animale mitologico che ha nutrito il piccolo Giove con il suo latte.
  3. Grazie all’antico mito greco, che narra della capra di Amaltea, apparve il fraseologismo cornucopia, che oggi viene spesso utilizzato.
  4. L’altezza della scultura è di 45 cm.
  5. Nella guerra con i Titani, Giove si coprì con uno scudo ricoperto dalla pelle di Amaltea (egida), che lo rese invisibile, e quindi invulnerabile. Quindi apparve un’altra espressione figurativa, presa in prestito dall’antica mitologia greca. Essere sotto l’ombrellone significa essere protetti.
Borghese Gallery in Rome,
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Autore: Gian Lorenzo Bernini

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Gian Lorenzo Bernini, in qualità di architetto e urbanista, progettò edifici secolari, chiese, cappelle e piazze pubbliche, oltre a imponenti opere che combinavano architettura e scultura, fontane pubbliche incredibilmente elaborate e monumenti funerari, nonché tutta una serie di strutture temporanee (in stucco e legno) per funerali e feste.

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